Nell’istante in cui leggerete queste righe, siamo pronti a scommetterci, anche voi sarete oramai vittime del fascino dell’ultimo capolavoro di Quantic Dream. Detroit: Become Human, di cui vi abbiamo magistralmente raccontato i segreti nella nostra imperdibile recensione, è finalmente disponibile per i possessori di PS4 e PS4 Pro, prontissimo a regalare un turbinio indescrivibile di emozioni, sorprese e colpi di scena, ma anche di riflessioni e, perché no, di critiche alla società degli uomini. Un titolo che di sicuro passerà alla storia del nostro medium, questo è chiaro, che conferma definitivamente la concezione visionaria di David Cage e di tutto lo staff dell’incredibile team con sede a Parigi: tutte cose che, chiunque abbia amato alla follia Heavy Rain, Beyond: Due Anime o i meno recenti Omikron e Fahrenheit, tutto sommato, auspicavano da tempo immemore.
Ma ok, di tutto questo vi abbiamo già abbondantemente parlato. Una delle cose che forse ancora non sapete, presi come sarete nello scegliere a quale fazione appartenere tra #teamUmani e #teamAndroidi, è che l’ultima fatica di Quantic Dream rischia di essere un’autentica macchina divora tempo da cui, una volta entrati, difficilmente riuscirete ad uscire con facilità. Centinaia e centinaia di scelte che vi aspettano, poderosi bivi narrativi e imprevisti che una vostra decisione avventata potrebbero causare: ce n’è davvero per ogni gusto – specie per tutti quei giocatori che, normalmente, hanno difficoltà a scegliere di che colore fare i capelli del proprio alter ego in un banale editor di PG. Ecco perché, puntuali come sempre, arriviamo noi di GameSoul a regalarvi 10 preziosi consigli con cui approcciare l’esclusiva tanto attesa di PlayStation: sedetevi dunque comodi, fate un reset dei vostri sistemi e preparatevi ad installare questo aggiornamento del software di sistema: anche se non ne avete davvero uno, finirete per ringraziarci di cuore.
Occhio d’Androide
Il primo consiglio è forse il più ovvio, anche se fareste bene a tenerlo a mente il più a lungo possibile: Markus, Kara e Connor sono androidi. Belli fighe, per giunta, decisamente più umani della loro media e indubbiamente più attenti ai particolari. Proprio a tal riguardo, ogniqualvolta vi troviate in un nuovo scenario o doveste sbloccare una nuova area di gioco, il primo consiglio è quello di scansionarla con più attenzione possibile con la vostra vista speciale. Questo permetterà di evidenziare (con apposite icone gialle) i possibili punti di interazione – cosa dannatamente utile quando, come sicuramente accadrà, vi ritroverete vittime del perfezionismo (per il quale, sappiatelo, vi serviranno un paio di run fatte bene) o, cosa ancor più importante, per valutare con quanti più indizi possibili la soluzione migliore a breve e a lungo termine…
Detroit vale bene una visita
A parte il fatto che la città ricreata da Quantic Dream è semplicemente meravigliosa, capace di mescolare scenari futuristici a sobborghi abbandonati sporchi e battuti dalla pioggia, una delle cose più utili che potrete fare in compagnia dei vostri Androidi è proprio andarvene a spasso quanto possibile. Questo perché lo sviluppatore ha ben pensato di inserire anche una discreta quantità di eventi “casuali”, che vengono scatenati anche solo avvicinandosi ad un dato personaggio o, in alcuni casi, raggiungendo specifiche aree dello scenario corrente non evidenziate dalla vostra vista robotica. Nessuno vi garantirà che tutti questi eventi influiscano direttamente sullo scorrere della storia: ma da quanto abbiamo visto nel nostro playthrough, beh, il gioco vale la candela.
Pensate come un androide, agite come un umano
Un’altra cosa da tenere a mente, in Detroit: Become Human, è che le persone con cui avrete a che fare avranno sempre un’opinione di voi. Bella o brutta che sia, e questi saranno affaracci vostri, sappiate che il modo con cui vi porrete nei loro confronti, le scelte che li coinvolgono direttamente o anche eventuali vostri successi/insuccessi provocheranno in chi vi circonda reazioni, sensazioni, empatie o antipatie brutali le cui conseguenze potrebbero anche rivelarsi catastrofiche. Un consiglio? Studiate sempre i personaggi che vi affiancano, in special modo quando vi rivolgete a loro con domande di qualsiasi natura, e capite quali comportamenti apprezzano e quali, ovviamente, detestano. Giocate a scacchi con il loro cervello, insomma, che tanto voi siete androidi e quindi vi riesce facile, ma cercate sempre di dimostrare la vostra umanità. In un modo o nell’altro, i vostri “amici” dovrebbero apprezzare.
Non sottovalutate alcuna scelta
Altro consiglio all’apparenza banale ma che, nel caso di chi vi scrive, è stato bellamente dato per scontato un paio di volte con conseguenze disastrose. Del resto, vuoi che sia davvero così importante chiudere una porta? Su una cosa, sin dall’inizio, Cage è stato chiaro: in Detroit: Become Human il meccanismo di consequenzialità (o, per dirla in termini fisici, di azione/reazione) è portato alla massima esasperazione. Quindi, per essere più chiari, anche solo aprire un cassetto, mostrarsi in disaccordo piuttosto che dar ragione ad un interlocutore – o mille altri esempi che tranquilli, proverete sulla vostra pelle – avranno un peso, anche a lunghissimo termine, sull’epilogo del gioco. Scegliete con cura…
Sfrutta le opinioni a tuo vantaggio
Potete essere amati o odiati, apprezzati per il vostro operato o disprezzati, addirittura temuti. Agire sulle opinioni altrui, senza dimenticare la famigerata opinione pubblica, rappresenta una delle vie più importanti per dare il proprio tocco di originalità alla narrazione degli eventi. Nessuno infatti dice che trasformarsi nell’amico di tutti sia la soluzione migliore – come, di contro, scatenare una guerra nel centro di Detroit vi garantisca gloria e onori imperituri. Di sicuro, potrete manipolare chi vi circonda con un pizzico di astuzia e lungimiranza: un potere da cui derivano grandi responsabilità…
Azione e reazione, parte II
L’avrete capito, ma ve lo ribadiamo: non date nulla per scontato. Un esito all’apparenza positivo, come la conclusione di un’indagine sul luogo del delitto, potrebbe rivelarsi problematica qualche ora dopo nella linea temporale di un altro personaggio o, perché no, nello stesso destino del PG che attualmente controllate. Ricordate una cosa: non siete obbligati a seguire “gli ordini”, a fare tutto quello che c’è da fare sino all’ultimo passaggio: ovvio, concluderete lo scenario con una percentuale di completamento minore del previsto, ma chi vi assicura che mancare l’obiettivo corrente non ve ne sblocchi altri, magari ancora più critici, da cui dipende l’intero destino della città di Detroit? Valutate ogni vostra azione, nel bene e nel male, e decidete in base alle vostre deduzioni. Il fallimento parziale, forse, potrebbe rivelarsi un successo sotto un’altra lente.
Nulla è scritto, anche quando sembra andar tutto male
Non fidatevi delle apparenze: nell’universo di Detroit: Become Human non è finita finché non è finita. Qualcosa non va secondo i piani? Aguzzate l’ingegno, spremete le meningi e una soluzione alternativa potrebbe saltare fuori. Oppure potrete anche arrendervi e rinunciare alla missione, se ritenete che questo apra nuovi spiragli narrativi. Non lasciatevi abbattere e, se siete convinti della vostra linea di gioco, andate fino in fondo costi quel che costi: sappiate già da ora, però, che ci sarà un bel prezzo da pagare…
Alla prima partita, non si imbroglia…
Un consiglio davvero spassionato: nel corso del primo playthrough, non fate i furbetti ricaricando l’ultimo salvataggio e modificando le vostre scelte. Certo, la gola di sbloccare più trofei possibili al primo giro è un peccato verso cui in molti saremmo inclini, ma rovinerebbe irrimediabilmente l’esperienza complessiva dell’avventura. Come vi abbiamo già scritto, riflettete e ponderate prima di agire, ma nel caso di fallimenti, di “tasti premuti alla diamine” con conseguente punizione o scelte che vi pentite d’aver fatto nell’arco di 10 secondi netti, la cosa migliore da fare è andare avanti accettandone le conseguenze. Del resto, anche sbagliando si impara: e prendetela con filosofia, avrete accesso a sequenze narrative inaspettate, che nemmeno pensavate possibili nei vostri piani originali.
…ma alla seconda, provate altre strade!
Cosa ve lo diciamo a fare… Una volta completata l’avventura principale, come da tradizione Quantic Dream, sarà possibile affrontare nuovamente qualsiasi scenario di Detroit: Become Human, ovviamente per scoprire quali implicazioni deriverebbero da quelle scelte che, alla run precedente, abbiamo omesso chissà per quale motivo. Sarà possibile affrontare un qualsiasi livello in modo estemporaneo, senza dunque salvare la partita corrente ma giocando in una sorta di “what if” circoscritto, oppure decidere di riscrivere nuovamente la storia da quello specifico punto in avanti, procedendo poi nel nuovo corso dell’avventura. Vi consigliamo caldamente di rivivere quanto più possibile ciascuna sequenza, sia per fame di completamento sia, e soprattutto, per scoprire sino a che punto si è spinta la penna di David Cage. Che, a prescindere dalla direzione che deciderete di seguire, non ha nulla da invidiare alla celluloide cinematografica più pregiata.
Vivete una delle migliori esperienze di questa generazione, magari in due
Ultimo consiglio, il più spassionato di tutti: lasciatevi abbracciare da questa favola futuristica e futuribile di Quantic Dream, immergetevi nelle sue atmosfere che, forse, così incredibili non sono davvero e vivete ogni secondo, ogni scelta, ogni errore come se fosse davvero vostro. Vi ritroverete coinvolti in un qualcosa che verrà a lungo annoverato nella storia di questo medium, che saprà regalarvi valanghe di emozioni, anche contrastanti, e indubbiamente finirà per farvi riflettere più di quanto una “banale” storia sci-fi potrebbe far pensare. E se sarete così fortunati ad avere un partner con cui giocare a Detroit: Become Human, confrontatevi con lui, discutete sulle vostre scelte, magari studiatene le decisioni per poi, una volta ripreso il pad tra le mani, mostrare qual è la vostra strada prediletta. Una sorta di gioco nel gioco, da cui potrebbero sorgere nuovi spunti di dialogo o riflessione. Del resto, la missione di “umanizzazione” di David Cage e Detroit: Become Human passa anche attraverso queste cose.
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